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La Maker Faire si è conclusa da un paio di giorni e il successo si sente nell'aria, si legge nei vari articoli, si vede nella rete, insomma un successo a 360°.
Anchi'io ho avuto il piacere di visitare la mostra e vedere il mondo dei Makers, degli smanettoni, dei rappresentanti di un movimento culturale che raffigura un'estensione del tradizionale fai da te attraverso la tecnologia (vi concedo una pausa di riflessione) ma allora  ho visto il mondo degli ARTIGIANI.
Si ARTIGIANI tecnologici, ARTIGIANI innovativi, ARTIGIANI del pensiero, ARTIGIANI del saper fare. Tutti noi abbiamo capito una cosa: la rotta è tracciata, non si torna indietro la quarta rivoluzione industriale è in atto.

I numeri di questa edizione della Maker Faire sono stati veramente un grande segnale: oltre 90mila visitatori, oltre 600 progetti presentati, 15mila bambini hanno sperimentato nei 360 laboratori e si sono cimentati con i circuiti elettrici con i robot, i seminari sono stati moltissimi, l'Auditorium Parco della Musica sembrava emettere nuovi suoni, nuove melodie, alcune suonate adirittura da dei robot.

I numeri però dicono molto ma non tutto, allora cose possiamo interpretarli? Come possiamo trovare un filo conduttore tra questa magnifica esperienza dove abbiamo gridato al mondo che l'italia è ancora in grado di innovare e di stupirci, se poi troviamo il solito vecchio e instabile Paese? Non siamo di certo famosi per le nostre Silicon Valley ma non vedo nenache uno sforzo da parte delle istituzioni (assenti in questa edizione salvo qualche sporadica comparsa) nel capire cosa si stà verificando, nel capire che quello che abbiamo visto è il passato e il presente e non il futuro.

“Non mi aspettavo tutta questa gente, vedo un fermento meraviglioso di persone che non si arrendono alla crisi e che si creano il lavoro con la forza delle idee e grazie alle loro capacità», ha detto il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, in visita alla manifestazione. «Questo della Maker Faire e degli artigiani digitali è una realtà che come Ministro del Lavoro mi impegno ad aiutare perché lanciano un messaggio molto importante: il lavoro non solo si deve cercare, ma si può costruire”.

Sig. Ministro mi permetta, lei, le istituzioni, le associazioni, il mondo della formazione, l'Italia intera, noi tutti non dobbiamo "impegnarci ad aiutare" come ha commentato, dobbiamo prima capire, capire che oggi si stanno smontando i processi produttivi industriali e si stanno riassemblando con nuove metodologie con nuove tempistiche, e se il paese non salpa e prende il largo verso il nuovo mondo allorà verrà travolto dal nuovo mondo stesso!!!

Non illudiamo i 15mila bambini facciamoli continuare a sperimentare, diamo spazio alle aziende che vogliono innovare, la prototipazione figlia del lavoro artigiano deve riuscire a innescare processi aziendali in grado di creare sviluppo e occupazione, deve rilanciare la nuova manifattura vero volano economico. Non asfaltiamo sopra i loro progetti altrimenti per tutti noi sarà GAME OVER!!!